Vorrei ricordarlo oggi, che ho tempo di postare, perchè ci pensavo da giorni...
Dico dimenticato, perchè siamo un paese che, dopo aver perso l'ultima guerra, se ne è dimenticate di cose, comprese quelle che riguardano il conflitto precedente; quello di cui ricorre il centenario e che, molto sommessamente, quasi privatamente, stiamo commemorando.
Han fatto di più gli inglesi che, non ebbero per certo quella immane guerra, sulla propria terra, come noi italiani...
Comunque sia, Francesco, nacque a Lugo (Ravenna), nel maggio dell'88 e morì in combattimento, nel 1918, a Nervesa. Asso indiscusso della nostra aviazione, gli vennero attribuite 34 vittorie in combattimento; pluridecorato, anche con la medaglia d'oro al valor militare.
Nacque da una famiglia benestante, in Emilia Romagna e, dopo gli studi in Firenze, scelse l'accademia di Modena, dove uscì come Sottotenente di Cavalleria. Nel 1912 rimase affascinato da una esercitazione e decise di passare in aviazione; frequentò i corsi relativi in Francia e conseguì ben presto il brevetto di pilota.
Immediatamente, si distinse per l'eccezionale abilità nelle tecniche acrobatiche, come anche riportato in libro appena pubblicato da Rizzoli: "Francesco Baracca. L'eroe dimenticato della Grande Guerra".
Come spiega uno dei due autori, a quei tempi gli aerei si guidavano "col culo"; nel senso che quella parte del corpo, era a stretto contatto con il seggiolino, con le vibrazioni, con il cambio di assetto...
E Francesco, era dotatissimo di questa capacità di escogitare, in anticipo, le manovre da fare.
Nel '14, venne assegnato al Battaglione Aviatori, prima presso la 5a, poi, presso la 6a Squadriglia e, ben presto, potè dimostrare il proprio valore.
Il 7 aprile del '16, ottenne la sua prima vittoria, su un biposto "Aviatik", sopra Gorizia ed ai comandi di un Nieuport 13; la prima vittoria di Francesco Baracca, fu anche la prima, dell'aviazione italiana !
Atterrato, riuscì ad incontrare e stringere la mano, ai due piloti abbattuti... Dirà: "è all'apparecchio che miro, non all'uomo"...
Era bello, colto, bravo e coraggioso; come un eroe greco !, Le donne lo adoravano, ma lui, si limitava a fare il playboy e non legarsi mai. "Non voglio vedove, al mio funerale"; una battuta, che chiarisce che, il suo giuramento di fedeltà, ed il suo estro, erano estremi...
E fu così che morì, combattendo, anche nella maniera sbagliata imposta dai vertici militari che, chiesero all'aviazione, di attaccare le forze di terra, di comportarsi quindi da bombardieri e non da caccia...
Comunque sia, Francesco Baracca, non si tirò indietro; mai !
Leggendario, il cavallino rampante riportato sul suo velivolo; e sulle cui origini, ci sono ancora versioni contrastanti. Quella più probabile, è che fosse l'effige del quinto velivolo da lui a
bbattuto (aviatore di Stoccarda, di qui l'emblema...).
La madre di Francesco, autorizzerà nel 1923, l'uso dell'effige, ad un certo Sig. Enzo Ferrari che lo utilizzerà, per la sua casa automobilistica... Ancora oggi, uno dei nostri vanti nazionali, insomma, la Ferrari, utilizza il simbolo del nostro Francesco Baracca !
L'Italia, rimase sbigottita dalla sua morte, poichè a quei tempi, era considerato dai più invincibile !
Morì a trent'anni, abbattuto sopra i cieli di Montello, mentre smitragliava a volo radente gli austro-ungarici asserragliati a Nervesa (Treviso)...
L'orazione funebre, di fronte ad una folla dolente, fu pronunciata dal poeta-vate Gabriele D'Annunzio.
Il mio ricordo, piccolo piccolo, è per questo precursore, per questo eroe dei cieli; combattente ed aviatore, dimenticato dai più...
Proprio oggi, in un momento di grande affanno per il nostro paese, è bene ricordare Francesco Baracca, come tutti quanti noi, un italiano; ma con qualche dote in più, soprattutto, il coraggio !
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